La zecca è un parassita esterno ed ematofago, ossia si nutre di sangue, per riprodursi e per vivere. Può innestarsi sulla pelle di animali selvatici, cani, gatti e persino dell’uomo. Appartiene alla classe degli aracnidi. Il ciclo vitale di una zecca si compone di quattro fasi: uovo, larva, ninfa e vita adulta. Per accedere a ciascuna di queste fasi, la zecca deve nutrirsi di sangue e potrà farlo da un solo ospite oppure, più comunemente, distaccandosi da un ospite, per raggiungerne, in agguato sulle foglie, un altro.
La zecca, un nemico dai tanti volti
In Italia sono principalmente due le famiglie di zecche esistenti: le ixodidae o con scudo dorsale e le argasidae, ossia molli. Le prime sono vettori di tantissimi tipi di patologie, alcune persino invalidanti e/o potenzialmente mortali. Per tale ragione, è ben evidente come non si debba banalizzare la puntura di una zecca, pericolosa ovviamente anche per gli amici a quattro zampe. Le zecche dure, inoltre, non si staccano dall’ospite prima di una settimana, mentre le molli se ne disfanno prima.
La zecca ed i periodi di attività
La zecca è un parassita molto paziente. E’ capace di pazientare ore sulla sommità dei ciuffi d’erba o delle foglie, in attesa del prossimo parassita che la ospiterà. Infatti, le zecche, tra maggio ed ottobre, amano vivere nei prati incolti, nei cespugli e nell’erba fresca ed umida. Le zone maggiormente a rischio sono le aree di campagna, i pascoli, le stalle ed i boschi, comprese ovviamente tutte le aree verdi con una presenza cospicua di animali.
Come staccare una zecca dalla cute nel modo corretto
Per staccare una zecca dalla cute, senza che la testa rimanga conficcata nella pelle, munitevi di pinzette. Afferrate la testa del parassita e tirate finché essa non si stacca completamente. Se la testa resta conficcata nella pelle, provate ad utilizzare un ago sterile per estrarla. Il passo successivo consiste nel disinfettare copiosamente la parte lesa per evitare infezioni. La zecca andrà poi bruciata o gettata nell’alcool.
Le malattie di cui la zecca è vettore
La malattia più pericolosa che una zecca può trasmettere all’uomo è la Borreliosi di Lyme, provocata da un batterio di roditori, volpi e lepri. Solitamente, se diagnostica precocemente, grazie al caratteristico esantema che produce attorno al punto d’inoculo, ossia una macchia circolare e rosata, anche di grandi dimensioni, non provoca complicazioni. Dopo una settimana dal contagio, compaiono i sintomi veri e propri, ossia artralgie, mialgie e rigidità nucale, oltre a febbre ed un ingrossamento generale dei linfonodi. Se curata in tempo può essere debellata con antibiotici, altrimenti può portare a complicanze anche mortali.
Le zecche dure sono vettori, altresì, della febbre bottonosa del Mediterraneo. Anche in questo caso, essa comporta la comparsa di un esantema specifico che dà il nome alla malattia, con una zona centrale nera nel punto in cui la zecca si è inserita ed un alone rosso attorno. Provoca ovviamente febbre modesta e cefalea. Solitamente guarisce con gli antibiotici senza destare preoccupazione.
La Tularemia, invece, nelle sue forme cutanea e ghiandolare, è letale nel 30% dei casi, soprattutto se non diagnosticata in tempo.
La febbre ricorrente da zecche è molto comune in Italia perché trasmessa entro i primi 30 minuti dalla puntura. Per fortuna non ha esiti mortali, almeno in Europa, e le complicazioni sono rare. Più pericolosa è, invece, la meningoencefalite da zecca, una malattia virale che può essere scambiata per influenza e dunque non curata in tempo. Provoca febbre alta e dolori. Può portare ad encefaliti o paralisi. Esiste un vaccino per chi vive o lavora nelle zone a rischio.